Francesco Arata

Titolo opera
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Senza titolo
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Scheda tecnica
Autore
Francesco Arata
Titolo opera
Senza titolo
Data di esecuzione
1947
Tecnica e supporto, misure (altezza x base cm)
olio su tela, 70 x 90 cm
Spazio espositivo
Luogo di conservazione: CREDITO PADANO - sede legale VIA DANTE ALIGHIERI 213 26100 Cremona (Cremona)
Nota critica
Nota storico-critica

Francesco Arata (Castelleone, 1890-ivi, 1956) è stato un pittore di grande intelligenza visiva che ha tradotto la sua trasfigurazione della visione oggettiva della realtà in una pittura armonica, essenziale, atemporale, che nel colore esalta la forma in quanto volume: è stata questa la sua personale interpretazione di una ricerca di modernità classica. Dopo aver compiuto gli studi a Soresina (Cremona), Arata si trasferisce a Milano: nel capoluogo lombardo, nelle aule dell'Accademia di Belle Arti di Brera, perfeziona il suo stile grazie all'insegnamento del maestro Cesare Tallone. Il dipinto Senza titolo presenta uno scorcio della cittadina ligure di Levanto, in provincia di La Spezia, dove negli anni 1947-48 l'artista trascorre l'estate con la sua famiglia. Questo paesaggio è elaborato da Arata non come specchio della realtà, ma come accensione di un'immagine prelevata dai depositi dei ricordi: questo spiega il suo ricorso a una tavolozza chiara, unita a un ductus pittorico leggero e intriso di luce. Un retaggio stilistico di quel suo interesse alla corrente lombarda pre-chiarista sviluppato a contatto con la Scuola di Burano, fiorita sull'isola della laguna veneziana nel 1910-12 a opera dei pittori Umberto Moggioli, Gino Rossi, Luigi Scopinich e Pio Semeghini.

Il dipinto è datato 1947 in numeri romani: ormai l'artista ha già lasciato Milano da alcuni anni e ha fatto ritorno nella natia Castelleone. «L'intenzione sarebbe quella di chiamare “dialetto” di Arata, quel suo paesaggistico attaccamento a Castelleone e ai suoi dintorni, una volta rientrato al paese pressoché definitivamente: un ritorno animato dal linguaggio della libertà, fuor di “grammatiche” costrittive e di protocolli di “scuola”. Un ripristino di momenti perduti; uno scavo della memoria personale e collettiva negli strati profondi di una terragna coscienza di affetti; la rianimazione di una incorrotta vena di umanità dentro una lingua eterna, il dialetto appunto, sia esso orale pronuncia o discorso di immagini. Come nel caso di Arata, il cui ultimo lavoro pittorico affonda al modo di una corrente misteriosa nel passato di quella precisa e gelosa comunità civica e civile che è la nostra» (C. Toscani, Francesco Arata. Personaggio e persona, in F. Rea-C. Toscani, Arata, catalogo della mostra, Santa Maria della Pietà, Cremona, 2-24 giugno 1990, Grafiche Rossi, Soresina 1990, p. 33).

Cesare Biasini Selvaggi

Info BCC
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