Riportato dai Vangelo di Matteo (27, 27-29), l'episodio si riferisce al momento in cui Gesù viene schernito dai soldati di Ponzio Pilato che incoronano il “Re dei Giudei” di spine, lo ammantano di rosso e gli porgono un fuscello al posto di uno scettro. Il prototipo della composizione è il dipinto del fiammingo Antoon Van Dyck (Anversa, 1599-Londra, 1641) dell'Art Museum dell'Università di Princenton, in New Jersey (112 x 93 cm). In precedenza, Van Dyck aveva dipinto un soggetto simile: l'Ecce Homo oggi a Birmingham (101 x 78 cm), che è attestato a Genova in anni prossimi alla sua esecuzione, da riferirsi dunque al suo periodo italiano (1621-1627), laddove questa composizione è datata dalla critica al momento del rientro in patria, intorno al 1628. Entrambe si ispirano a un'opera di Tiziano, come attesta altresì un appunto nel suo Taccuino italiano (Londra, British Museum, f. 21v).
Il risultato, pur attingendo da un'opera altrui, è di straordinaria efficacia, per la ben nota capacità di Van Dyck di rendere con eleganza, vigore e delicatezza insieme scene di grande pathos. Lo stesso Van Dyck ne trasse un'incisione (Londra, British Museum, inv. 1855.2.14.69), a cui ne seguirono altre, che garantirono alla composizione un immediato successo. Se ne conoscono infatti molte copie, alcune tratte dall'incisione, altre apparentemente dal dipinto stesso (essendo le figure nello stesso verso dell'originale).
Del dipinto qui preso in esame non si hanno notizie di provenienza anteriori al 1983, anno in cui fu acquistato a un'asta di Pandolfini, Firenze, come opera della scuola di Van Dyck.
Al netto di quanto si può giudicare oggi a causa di un pesante strato di vernice e di diversi interventi di restauro, la tecnica pittorica ed esecutiva parrebbe molto vicina a quella del maestro, anche se le tonalità della tavolozza sono più fredde e le forme più modellate.
A differenza di tante altre copie note, questa versione – che è nello stesso verso dell'originale e ha misure pressoché identiche – ha una qualità alta; tale da considerarla forse la più bella derivazione nota. La figura del Cristo, soprattutto, conserva quell'effetto vibrante nelle forme e leggero nel tocco a velature che potrebbero non escludere un intervento del maestro, o comunque un'esecuzione all'interno della sua bottega anversana intorno al 1628-1630, quando il genio fiammingo rientra nel proprio Paese e spicca il volo come massimo artista europeo del momento, al pari del suo maestro Rubens, al quale sopravviverà di un solo anno. Ne supererà tuttavia l'arte precocemente barocca, nella direzione di una più umana e profonda interiorizzazione dei sentimenti, di cui questa composizione è esemplare. (Anna Orlando)
Cesare Biasini Selvaggi
Info BCC
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BCC Pontassieve
BCC Pontassieve Il 12 novembre 1903, con un deposito di 50 lire, comincia la sua attività la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di Pontassieve, popoloso comune posto alla confluenza tra la Sieve e l'Arno, da cui Firenze dista meno di 20 chilometri. Qualche mese prima, il 19 aprile, “dopo i Vespri”, come si legge in un vecchio appunto scritto a mano, “dodici persone, con alla testa il sacerdote, Don Ilario Maestrini, si erano riunite nella sala terrena della casa parrocchiale, situata in Piazza Vittorio Emanuele al civico n. 4, davanti al notaio Giuseppe Fabbrini, per costituire quella che oggi è, fra le Casse toscane tuttora in attività, la seconda per anzianità”. Da allora a oggi, la Cassa Rurale è diventata la moderna ed efficiente BCC Pontassieve, sempre più radicata nel territorio con le sue nove agenzie e, nel 2020, si amplia con la nuova sede operativa a Pontassieve in un edificio recuperato, sempre nel centro storico, perché «come Banca della comunità e banca del territorio non dobbiamo solo investire nelle aziende e sulle famiglie, ma anche nella bellezza – afferma il presidente Matteo Spanò –. Valorizzare i nostri luoghi significa creare nuova ricchezza e nuove possibilità di emergere al territorio».