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Nota critica
Nota storico-critica
Bruno Baratti (Cattolica, 1911-Pesaro, 2008), pittore, scultore e ceramista, è stato uno dei grandi interpreti delle arti visive del Novecento pesarese. Ha quattro anni quando la sua famiglia si trasferisce definitivamente a Pesaro. A soli quattordici anni, nel 1925, inizia la sua longeva e fortunata attività di ceramista, come garzone di bottega presso la manifattura di maioliche artistiche Cartoceti. Oltre a lavorare, frequenta le lezioni serali della Scuola d'Arte e di Avviamento al Lavoro. L'anno successivo viene assunto come “apprendista pittore ceramista” presso la bottega di Pietro Ciccoli, dove ha l'opportunità di avere come maestro il pittore Achille Wildi che gli insegna decorazioni più impegnative e innovative di quelle tipiche delle riproduzioni commerciali delle ceramiche rinascimentali. Nel 1939 costruisce, con l'aiuto del mecenate pesarese Giorgio Ugolini, una piccola fornace in via Condotti a Pesaro, dove escono ceramiche di sapore moderno e originale estro creativo. Negli anni della guerra è al lavoro al Distretto Militare di Pesaro. Questo gli permette di continuare a lavorare nel suo laboratorio fino agli anni del dopoguerra, quando assume il torniante Mario Terenzi e si circonda di giovani allievi, come Gian Battista Valentini, Renato Bertini, Auro Salvaneschi, Ferruccio Marchetti. Baratti abbandona da subito le riproduzioni rinascimentali, vanto della tradizione ceramica di Pesaro, per seguire invece un percorso del tutto personale, che lo porta a divenire uno degli artisti più significativi dell'arte ceramica del XX secolo. Dario Spera, sulle pagine del periodico L'Ombrello, il 25 marzo 1956 descrive con queste parole la visita compiuta alla bottega di Baratti: «[…] i giovani e le ragazze che vedemmo al lavoro ci parvero legati alla loro fatica più che da vincoli economici dalla passione, dalla sensibilità che li anima nella realizzazione di un'opera. Baratti ci ha mostrato un po' della sua produzione: osservare le sue opere è come scoprire un mondo nuovo, un mondo pieno di sensibilità e che pure presenta una innumerevole serie di complicatissimi problemi espressivi per giungere ad una completa realizzazione. Abbiamo notato l'evoluzione di questo maestro della ceramica, una evoluzione lenta, forse, ma che ha servito mirabilmente a determinare, nei limiti di una chiara linearità, il suo stile attuale. Così ci è parso che da un certo naturalismo, di ordine quasi botticelliano, sia passato ad una espressione sotto certi aspetti un po' più cerebrale, ma molto importante se si pensa che Baratti per mezzo suo si è liberato dagli ultimi residui di un formalismo che ostacolava la sua espressione, solo così nelle ultime opere Baratti completamente e compiutamente rinnovato, un Baratti che non esita più ad esprimersi con i due mezzi che gli sono caratteristici: la sintesi e la linearità della composizione».
È nel 1965 che inizia a produrre, lungo quasi un decennio, la serie di bassorilievi in maiolica dal titolo Tra Arte e Mestieri, per celebrare, con dovizia di particolari, l'importanza e la varietà del mondo del lavoro da ricondurre al valore dell'espressione Il lavoro nobilita l'uomo. La serie prende avvio dalla commissione di un grande pannello ceramico che racchiude quindici rappresentazioni de I mestieri, ricevuta per decorare la grande scala principale del Palazzo della Camera di Commercio di Pesaro.
Baratti è ancora attivo alla fine degli anni Settanta, come risulta dalle collaborazioni saltuarie con la manifattura “Ceramica Arcore” di proprietà di Marco Terenzi e della sorella Tina, moglie dell'artista Nanni Valentini.
Cesare Biasini Selvaggi
Info BCC
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Il 10 dicembre 1911 nasce la “Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti di Ferretto”, con sede nella parrocchia della frazione di Ferretto, comune di Fano. Fondatori il pievano don Alessandro Rivelli e quindici soci lavoratori lì residenti. Nel 1936, su invito della Banca d'Italia, l'Istituto assorbe la Cassa Rurale di San Cesareo per le gravi condizioni economiche in cui versa e, nel 1938, a un anno dall'emanazione del Testo Unico delle leggi sull'ordinamento delle Casse Rurali ed Artigiane, assume la nuova denominazione di “Cassa Rurale ed Artigiana di Cuccurano”, dando avvio a un lungo e positivo periodo di consolidamento e sviluppo. Nel 1966 la Cassa procede all'incorporazione della Cassa Rurale ed Artigiana di Carignano e, nel 1967, assume la nuova denominazione di “Cassa Rurale ed Artigiana di Fano” che nel 1994 cambia in “Banca di Credito Cooperativo di Fano”. Da allora, l'Istituto vive una straordinaria fase di crescita, anche durante gli anni 2012-18 segnati dalla pesante crisi finanziaria ed economica globale, registrando un aumento consistente del numero di soci, da 5.008 nel 2011 a 8.066 nel 2018. Oggi la Banca di Credito Cooperativo di Fano costituisce un'importante realtà che sfiora i 10.000 soci, con 16 sportelli e un ambito operativo che si estende in sei comuni da Fano a Senigallia e nell'immediato entroterra, dove ha rafforzato il suo ruolo da protagonista del tessuto economico e sociale, confermando un costante sostegno alle comunità locali.