Marco Bonechi (Firenze, 1944), artista toscano residente a Figline Valdarno, inizia il suo percorso artistico nel 1968 con i primi dipinti dedicati alla poesia del paesaggio toscano. Dagli anni Settanta esplora la tradizione figurativa europea attraverso la pittura, l'incisione a punta secca e all'acquaforte e la scultura in maiolica, bronzo e argento. «Ricercatore di arte», come ama definirsi, egli rivisita il repertorio classico in chiave simbolica, inscenando celebri pastiche di rovine e scorci architettonici metafisici, “costruzioni ideali” che aspirano a un ordine superiore di bellezza e armonia. L'artista allude a una rinascita spirituale e culturale, simboleggiata anche dall'immagine della Sacra Famiglia tra rovine di templi classici, allegoria della transizione tra paganesimo e cristianesimo. Le sue sculture in terracotta, caratterizzate in particolare da una forte espressività dei volti, dimostrano grande maestria ricollegandosi alla tradizione robbiana. Bonechi, spaziando tra diverse tecniche, rilancia il concetto rinascimentale di arte come esercizio intellettuale e tecnico, espressione di ideali e abilità, attenendosi ai canoni estetici del “bello”, principi spesso messi in discussione nell'arte contemporanea.
Pinocchio e Geppetto sul tonno è una scultura in maiolica della fortunata serie dedicata al celebre burattino partorito dalla fantasia di Carlo Collodi. «[…] Collodi mi ha fatto scoprire scene come storie a sé stanti e opere compiute, […] perciò il pezzo di legno fra le mani di Mastro Ciliegia affascina per il senso di ribellione contro tutti i valori ed esercita su di me un senso di parallelismo lirico e un dialogo costante con la sua opera. […] Nelle sculture realizzate per illustrare le scene di Pinocchio, ho voluto inserire quegli elementi naturalistici (animali, vegetazione e dettagli del territorio) che fanno da scenario al testo, ma che possono avere una lettura concettuale nel senso di sintesi del visibile e della memoria personale, per instaurare un connubio tra arte e natura, dove la bellezza del paesaggio ha un rapporto pittorico con il museo diffuso rappresentato dalla mia Toscana», ha dichiarato Bonechi.
Cesare Biasini Selvaggi
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La Banca di Credito Cooperativo di Cascia di Reggello nasce nel 1902, con il nome di Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di San Pietro a Cascia, per combattere la piaga dell'usura sulla scia dell'Opera dei Congressi e del fermento di idee e opere in campo sociale che l'Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII suscita alla fine dell'Ottocento. È l'istituto più antico tra quelli aderenti alla Federazione Toscana Banche di Credito Cooperativo ed esprime la funzione sociale riconosciuta dalla Costituzione italiana alla cooperazione, riaffermando i principi dell'essere banca (un'azienda che opera sul mercato accettando in pieno la sfida della concorrenza), essere cooperativa (una società aperta a tutti i membri della comunità locale, dove non conta il capitale versato, ma la persona), essere parte della comunità locale (un'azienda di credito che raccoglie e investe esclusivamente nell'area del Valdarno Fiorentino, scongiurando il trasferimento delle risorse verso altre zone)..