Giovanni (Nane) Zavagno

Titolo opera
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Senza titolo
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Scheda tecnica
Autore
Giovanni (Nane) Zavagno
Titolo opera
Senza titolo
Data di esecuzione
1998
Tecnica e supporto, misure (altezza x base cm)
Acciaio, 29 x 25 x 20 cm
Spazio espositivo
BCC UDINE - sede legale VIALE TRICESIMO, 85 33100 Udine (Udine)
Info

Per tutte le informazioni sulla visitabilità dell'opera: www.bancadiudine.it

Nota critica
Nota storico-critica

Giovanni Zavagno (San Giorgio della Richinvelda, 1932), “Nane” per tutti, è un artista di profilo internazionale che ha sempre vissuto nel suo Friuli, dove conduce la sua personalissima ricerca artistica da oltre mezzo secolo orientata verso la sintesi formale, di cui Senza titolo del 1998 è un'efficace testimonianza. Di temperamento vitale ed energico, giovanissimo subentra a Dino Basaldella nell'insegnamento di arti plastiche a Udine. Dopo un iniziale accostamento alle poetiche dell'Informale, che lo indirizzano nel solco di una sensibilità neoespressionista della materia tra disegno, pittura e scultura, nel 1961 scopre le rabdomantiche potenzialità percettive dell'alluminio anodico. La materia è l'assillo costante anche per Zavagno: la piega e la trasforma rimanendo fedele al principio dinamico originario. Nel 1962 le sue opere sono segnalate in Francia dalla prestigiosa “Revue Moderne”. Sono gli anni dell'affermazione dell'optical e dell'arte cinetica, gli stessi in cui l'artista friulano presenta le sue opere alla mostra parigina al Gran Palais nel 1977 di fronte e di fianco a quelle di Victor Vasarely, Julio Le Parc, Soto e Hugo Rodolfo Demarco. Negli anni Settanta egli sposta la sua attenzione sul legno, quindi sarà la volta della pietra, dell'acciaio e del ferro, spesso di grandi dimensioni, senza abbandonare mai il disegno (che prelude alla realizzazione di molte sculture, sia piccole sia monumentali) e la pittura. Né può essere tralasciata la sua pratica del mosaico, in pietra o in smalto vetroso, che rende nuovamente lingua viva tradotta nei suoi tipici rosoni concentrici, forme simboliche primarie.

Il terremoto in Friuli del maggio 1976 comporta una frattura nella sua produzione artistica, che riprende solo all'inizio degli anni Ottanta, in una grande casa-atelier in legno che egli stesso progetta e fa costruire dopo la distruzione del suo precedente studio causata dal terribile sisma. Nel 1987, il rinomato critico d'arte Enrico Crispolti inserisce Zavagno in quel filone di ricerca da lui definito “nomadico”, per la molteplicità dei suoi interessi e la curiosità verso tecniche e materiali eterogenei che comprendono anche la rete metallica, la pelle trasparente dei suoi giganti dalle linee elementari, definiti dall'artista “simbionti” per il loro rapporto costitutivo di opposizione o interazione con l'ambiente che li circonda.

Cesare Biasini Selvaggi

Info BCC
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