«Il Castello di Carrù è uno scrigno. Uno scrigno pieno di cose preziose: mobili, quadri, affreschi, stucchi. Una galleria d'arte che dal XVII secolo, grazie alla famiglia Costa, proprietaria del maniero, ha gareggiato con le altre residenze sabaude del Piemonte nello sfoggio di bellezza e di sontuosità. […] la ricchezza di opere che si trovano nelle sale di Carrù è dovuta alla “concorrenza” con altri castelli della Provincia Granda. Una sana competizione che vide il nobile casato protagonista nella vita di corte del Seicento europeo» (G. Cappa e C. Ramondetti, Introduzione, in S. Boggian-A. Dutto-F. Gatti, Carrù e il Castello, arte, storia, leggenda, Araba Fenice, Boves 2015, p. 5)
Il più antico documento sul Castello di Carrù a oggi conosciuto è un diploma imperiale di Enrico III risalente al 1041, che conferma il maniero come parte della Contea di Breddo. Prima struttura difensiva poi residenza di pregio, all'interno delle sue possenti mura si conserva ancora buona parte dell'originaria collezione di quadri, tra i quali due ritratti, eseguiti probabilmente da un pittore francese nella metà del XVII secolo, raffiguranti la contessa Paola Cristina del Carretto di Bagnasco (“in abito di Diana cacciatrice” e “in abito di Dea Minerva”), prima moglie di Gerolamo Maria Costa, oggi nota come la leggendaria “Dama in blu”.
La storia racconta che Paola Cristina del Carretto e suo marito si dilettassero con le battute di caccia, e proprio una di queste si rivelò fatale per la nobildonna, rinvenuta ferita a morte da una freccia. Non si è mai saputo chi sia stato a scoccare il dardo fatale ma la leggenda vuole che, da allora, ogni primo venerdì del mese, allo scoccare della mezzanotte, il fantasma di Paola Cristina esca dal quadro in cui è raffigurata con le sembianze di Diana cacciatrice, con un vestito blu e con una freccia in mano, per vagare tra le stanze e i saloni del Castello di Carrù in cerca del suo assassino.
Cesare Biasini Selvaggi
Info BCC
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BANCA ALPI MARITTIME
Banca Alpi Marittime, fondata il 4 giugno 1899 con la denominazione di “Cassa Rurale di depositi e prestiti di Carrù”, ha sede nell'antico Castello medioevale di Carrù, eretto intorno all'anno mille. Nonostante la profonda evoluzione che ha caratterizzato il suo sviluppo negli anni successivi al secondo dopoguerra, fino ai primi anni Settanta la Cassa ha continuato a operare a Carrù e nei territori limitrofi. Nel 1991, la Banca ha incorporato la Cassa Rurale di Pamparato, acquisendo così le due filiali di Pamparato e Viola. Negli anni seguenti, ha esteso il proprio raggio di azione su Cuneo, Alba, sulla città di Torino e sul savonese, con l'apertura della prima dipendenza a Loano. Oggi la Banca opera sul territorio coprendo un'area complessiva di 165 comuni: 126 in provincia di Cuneo, 22 in provincia di Torino e 17 in provincia di Savona. Una banca di credito cooperativo con salde radici storiche e lo sguardo rivolto al futuro delle comunità.