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Nota critica
Nota storico-critica
Il piatto istoriato raffigurante la Battaglia di Anghiari presenta moduli stilistici ascrivibili alla tradizione delle maioliche artistiche urbinati del XVII secolo. L'episodio narrato è quello avvenuto alle porte di Anghiari nel 1440, quando i soldati fiorentini, guidati da Michelotto Attendolo e Giampaolo Orsini, sconfiggono i milanesi condotti da Niccolò Piccinino. Vicenda tanto importante per il Granducato di Toscana da indurre i Magistrati di Firenze a commissionare a Leonardo da Vinci un grande dipinto che ne perpetrasse la memoria, ornando le sale di Palazzo Vecchio, in un ambiente dove in seguito avrebbe trovato posto La Battaglia di Cascina di Michelangelo. L'affresco di Leonardo, mai terminato, andrà perduto a causa di problemi conservativi sopraggiunti già al momento dell'esecuzione, ma fortunatamente rimangono schizzi e disegni che si sono rivelati fondamentali, quali modelli ispiratori per tanti artisti italiani e stranieri. Tra essi, si ricorda Rubens che di quella battaglia propone una versione vorticosa, in cui cavalli e cavalieri sono come avvolti da un turbine di disperata follia. Sulla stessa onda, anche se appena un po' più lucida, appare l'incisione di Gèrard Edelinck (1660 ca.) al British Museum di Londra, caratterizzata da una luce spettrale che definisce ed esalta i contorni nervosi dei personaggi.
L'autore del piatto in oggetto si è formato, con tutta probabilità, sui modelli dell'urbinate Guido da Merlino, dal quale riprende i dettagli architettonici e la vivacità della composizione, come dimostra il confronto tra questo piatto e il “Rinfrescatoio per il vino”, eseguito nella bottega di Guido da Merlino nel 1540 ed esposto nel 2003 alla mostra tenutasi al Museo Ermitage di San Pietroburgo. Ma da Guido da Merlino si discosta poi per un dichiarato interesse verso la natura, intesa come alberi e paesaggi e come luogo di accadimento delle vicende umane, spazio scenografico e reale a un tempo, dove si dispiega la storia, anche cruenta degli uomini. E la vicenda rifugge dalla rappresentazione violenta dello scontro, dall'esasperata brutalità dell'azione, ma ritrova nella prospettiva storica la sua giustificazione umana. Così la composizione diviene complessa, dipanandosi su più piani prospettici, animata da numerosi personaggi in movimento che è possibile scorgere anche in lontananza. I contorni neri delle figure mettono in risalto la tonalità celeste delle armature e bianche dei cavalli in primo piano, contribuendo a sottolineare la fierezza dei personaggi, i cui volti rimandano a tipi iconografici di derivazione germanica. Variegata, dunque, la formazione culturale di questo ceramista che si suppone attivo nell'era urbinate tra XVII e XVIII secolo, con influssi marcati dalla bottega di Guido da Merlino, nonché riferimenti al repertorio iconografico di Orazio e Flaminio Fontana, ma che cimentandosi nella rappresentazione di un soggetto storico, quale quello della battaglia di Anghiari, dimostra di superare i limiti della consueta narrazione mitologica, per confrontarsi direttamente con la storia che interpreta con vivace e appassionato realismo. (Enrico Battistoni)
Cesare Biasini Selvaggi
Info BCC
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Banca di Anghiari e Stia
La Banca di Anghiari e Stia è nata nel 1999 a seguito della fusione di due storici istituti: la BCC di Anghiari (nata nel 1905) e la BCC di Stia (nata nel 1920). La Banca estende la sua zona di competenza nel territorio della Valtiberina Toscana e Umbra, nel Casentino e nella città di Arezzo. Le origini sono indissolubilmente legate al mondo agricolo quando, ormai più di 100 anni fa, non si diceva “vado in banca”, piuttosto “vado al comizio” e gli agricoltori e gli artigiani si incontravano con chi era davvero in grado di capire i problemi della terra o del lavoro con gli animali. Oggi come allora, la Banca ha mantenuto viva questa identità, restando vicina alla sua comunità di riferimento.