Alessandro Magnasco

Titolo opera
Titolo opera
Confessione di cappuccini, Comunione di cappuccini, 1720-25
Immagine
Immagine opera
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Scheda tecnica
Autore
Lavinia Fontana
Titolo opera
Confessione di cappuccini, Comunione di cappuccini, 1720-25
Data di esecuzione
1595 ca.
Tecnica e supporto, misure (altezza x base cm)
Olio su tela, 36 x 25 cm ciascuno
Spazio espositivo
BCC EmilBanca - Filiale di Argelato - filiale di VIA ARGELATI 10 40050 ARGELATO (BO)
Info

Per tutte le informazioni sulla visitabilità dell'opera: www.emilbanca.it

Nota critica
Nota storico-critica

«Detto il Lissandrino (per la bassa statura), Alessandro Magnasco (Genova, 1667 – ivi, 1749) nacque a Genova, ma lavorò in prevalenza per committenti milanesi e fiorentini, tra cui il Gran Principe Ferdinando de' Medici. Dopo gli esordi con opere di tema sacro nel gusto del Morazzone, si specializzò in dipinti di genere raffiguranti soprattutto scene di tribunale ecclesiastico e di vita conventuale, di stregoneria o di gusto macabro, di tortura o di vita di banditesca, nonché paesaggi e marine tempestose. Il tono drammatico e fantastico di queste immagini è determinato da un'inconfondibile stesura “che nega consistenza alle forme disgregandole in pennellate veloci e lampi di luce” (Franchini Guelfi).

Rese note dalla Franchini Guelfi nel 1977 (p. 204, figg. 224-225; cfr. poi anche Muti, De Sarno Prignano 1994, p. 204, cat. 27-28), le telette del Ritiro vennero esposte alla mostra monografica milanese del 1996. In quell'occasione Vittorio Caprara sottolineava che “la composizione e la luce sono dettate da differenti esigenze interiori: nella Confessione il Magnasco vuole evidenziare il comune stato di contrizione dei monaci, perciò la composizione è a piramide e prevalgono i toni scuri; di riscontro nella Comunione, desiderando ottenere un clima particolarmente gaudioso, illumina tutto l'ambiente.

Nel secondo dipinto il pittore esibisce tutta la sua straordinaria abilità tecnica: le figure sono ottenute con pennellate serpentiformi che rendono quanto mai vivo il contesto” (in Alessandro Magnasco 1996, pp. 192-193, nn. 46-47). Databili tra il 1720 e il 1725, le tele, concepite in pendant, rientrano tra le sue “fraterie”, quadri, così chiamati negli inventari delle raccolte settecentesche, che rappresentano vari momenti della vita conventuale dei cappuccini e dei trappisti. La fortuna di queste immagini – un vero e proprio genere inventato e sviluppato da Magnasco nel corso della sua lunga attività – attesta un forte interesse per il dibattito sugli ordini religiosi che, a cavallo tra sei e settecento, fu molto intenso e si inserì, con accenti anche accesi, nel conflitto giurisdizionale fra il potere dello Stato e i privilegi ecclesiastici.

Come notava la Franchini Guelfi (1977) le “fraterie” magnaschesche, del tutto prive di intenti caricaturali, sembrano riecheggiare le idee di Ludovico Antonio Muratori (vissuto per alcuni anni a Milano e protetto dai Borromeo, dagli Arese e dal Colloredo, committenti del pittore) su una riforma rigorista degli ordini religiosi, per un ritorno a una vita claustrale di ascetica povertà». (P. Di Natale, La raccolta d'arte del Ritiro San Pellegrino. Guida illustrata, Minerva Edizioni, Bologna 2020, p. 63).

Cesare Biasini Selvaggi

Info BCC
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La storia di Emil Banca inizia nel 1895, quando vengono costituite le prime due Casse Rurali da cui ha avuto origine e che, nel corso dei decenni e attraverso fusioni con altre Casse Rurali e BCC, hanno portato all'attuale assetto, con una denominazione immutata a partire dal 1999. Un percorso di crescita e sviluppo – fondato su valori, forza e radicamento territoriale delle 19 realtà di cui ha ereditato e proseguito la storia – che l'ha portata a essere oggi una delle BCC più importanti del Paese, con un territorio di competenza che si estende a sei province in Emilia (Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia) e una in Lombardia (Mantova).

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